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Immagine del redattoreDario Somigli

Il Cardellino di Donna Tartt

La storia di Theo Decker, sopravvissuto, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla nostalgia per la madre, l'unica cosa che riesce a consolarlo è un piccolo quadro dal fascino singolare. E da lì, il suo futuro diventa una rocambolesca giravolta tra salotti chic, amori e criminalità, guidato da una pulsione autodistruttiva, impossibile da controllare.


ALCUNE RECENSIONI: Sara 5,0 su 5 stelle il cardellino Recensito in Italia il 10 agosto 2019 Mi sono avvicinata alla lettura di questo libro con un po' di timore, quasi novecento pagine da leggere. e se non dovesse piacermi? se dovesse annoiarmi? ero assolutamente fuori strada. complici le ferie, ho letto il libro in pochissimi giorni. sono stata trascinata nel mondo di Theo Decker come mai mi era successo con nessun libro. a volte mi ha fatto arrabbiare, a volte mi ha fatto piangere e spesso mi ha fatto pensare. esistono pochi libri scritti così bene che, quando arrivi agli ultimi capitoli, leggi un pò meno velocemente, assapori gli ultimi brani come briciole di pane nell'inconscio tentativo di non farlo mai finire. però anche questo libro, dopo 900 pagine, finisce ma è stato un viaggio meraviglioso, che vi consiglio di intraprendere. Non sono Maggherita 5,0 su 5 stelle Un pezzo di cuore Recensito in Italia il 28 gennaio 2020 Il cardellino narra la storia di Theo Decker, a partire dall’evento più traumatico della sua vita, in cui durante l’esplosione di un museo perde sua madre a soli tredici anni. La storia è narrata in prima persona da Theo, seguiamo con lui ogni vicenda della sua vita a partire dalla morte della madre fino ad arrivare ai suoi ventisei anni. L’ho letto in poco meno di un mese e nonostante la mole di pagine si lascia leggere facilmente. Nella prima parte il tema principale è sicuramente l’elaborazione del lutto, il modo in cui Theo reagisce a ciò che è successo e l’angoscia di non avere più alcun punto di riferimento. La mia parte preferita è quella in cui Theo si trasferisce a Las Vegas (a casa di suo padre alcolizzato), in cui incontra quello che sarà il suo migliore amico di sempre, Boris, il mio personaggio preferito, che porta una ventata di aria fresca nella vita di Theo: già di per sé tendente alla trasgressione, con Boris questa viene accentuata, essendo un ragazzo molto ribelle e con una certa esperienza in faccende pericolose, e i due ragazzi si danno ad una vita spericolata, fatta di alcool e droga, eccessi e pericolo. Il rapporto tra i due ragazzi è una delle cose più belle della storia, oltre ad essere una degli elementi centrali, perché l’arrivo di Boris costituisce una salvezza per Theo, ed è la fase della storia più “allegra” e leggera per certi versi, quella che in molte scene mi ha anche fatto sorridere. La scrittrice sembra lasciare intendere più volte che il rapporto tra i due ragazzi sia a metà tra l’amore e l’amicizia, un rapporto pieno di sottintesi (specialmente nella parte in cui sono adolescenti), di dichiarazioni non dette, sembra descrivere un omosessualità latente nei due ragazzi. Mi sono innamorata del loro rapporto e di come il loro legame superi il tempo, una volta diventati adulti. La storia non è mai statica, Theo si sposta spesso da una città all’altra (New York, Las Vegas, Amsterdam), i personaggi secondari sono caratterizzati brillantemente e c’è un approfondimento ed una cura psicologica che mi è piaciuta tantissimo, soprattutto per quanto riguarda la gestione del trauma di Theo. Donna Tartt descrive come la depressione di Theo si evolva nel tempo, confronta il suo stato mentale con quello di altri personaggi secondari che hanno vissuto altrettanti traumi e lutti, descrive l’ansia e le dipendenze patologiche (in particolare da droga e oppiacei). È una storia che parla di vita, di morte, crescita, amicizia, amore (folle e ossessivo, amore non ricambiato, amore genitoriale, amore per l’arte), famiglia, lutto, delirio e pericolo, è anche una storia di avventura e di ricerca, e come elemento centrale a tutto ciò c’è il quadro di cui il protagonista è letteralmente ossessionato, che costituisce il simbolo di tutta questa storia. Il cardellino è un quadro che Theo tiene con sé per gran parte della storia, un accanimento irrazionale, ossessivo, come se il quadro rappresentasse una persona viva, qualcosa attraverso cui Theo trova se stesso.


Nella storia assistiamo alla crescita di Theo, una volta divenuto adulto sorge in noi la speranza che possa andare avanti e trovare finalmente la felicità; Theo non è felice e ad un certo punto, se all’inizio lo compatiamo, il ragazzo diventa artefice della sua stessa distruzione e non più al 100% difendibile. Nelle ultime pagine Theo ci lascia con svariate riflessioni, chiedendosi se sia davvero giusto fingere di essere una persona migliore o semplicemente accettare di avere un cuore “inaffidabile” e di avere amore per quello che razionalmente è sbagliato, e anche se la morte vince sempre il pensiero con cui Theo ci lascia è quello di vivere comunque a testa alta senza arrendersi, continuando ad amare. La fine lascia il lettore con una sensazione di vuoto, mi ha rattristato l’idea di salutare i personaggi come se fossero davvero persone che ho conosciuto, come se avessi fatto anch’io parte della vita di Theo in queste 900 pagine. È un libro che consiglio se non si è spaventati dalle pagine e da alcune parti un po’ prolisse, forse c’è qualche esagerazione rispetto ad alcuni eventi, ma nonostante questo è un libro che ti entra nel cuore, insieme a Dio di illusioni della stessa autrice.





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